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lunedì 17 febbraio 2014

L'esperimento di Zimbardo nella prigione di Stanford

L'esperimento della prigione di Stanford fu un esperimento psicologico volto a indagare il comportamento umano in una società in cui gli individui sono definiti soltanto dal gruppo di appartenenza. L'esperimento prevedeva l'assegnazione, tirando a sorte, ai volontari che accettarono di parteciparvi, dei ruoli di guardie e prigionieri all'interno di un cercere simulato. Fu condotto nel 1971 da un team di ricercatori diretto dal professor Philip Zimbardo della Stanford University. Gli inattesi risultati ebbero dei risvolti così drammatici da indurre gli autori dello studio a sospendere la sperimentazione. Durante l'esperimento nei soggetti sono avvenuti dei cambiamenti sorprendenti e del loro comportamento, dei loro sentimenti e del loro modo di pensare. In meno di una settimana, l'esperienza della prigione ha mandato in fumo (ma solo temporaneamente) anni di studio: i valori umani sono crollati, il concetto di sé è stato messo in discussione ed è emerso il lato più terribile, più meschino ed incontrollabile della natura umana. Alcuni ragazzi (le guardie) trattavano gli altri come se fossero degli animali spregevoli e provare piacere nell'essere crudeli. Gli altri ragazzi (i carcerati), invece, erano diventati dei robot privi di dignità umana che pensavano soltanto a fuggire, alla propria sopravvivenza e all'odio crescente nei confronti delle guardie.


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